RECENSIONE: Letters to Love ( One more #3 ) di Trisha Wear

Astrid Evans crede nella diversità.
Pensa che la bellezza del mondo sia nei particolari, nelle trame intricate che ognuno custodisce nel petto e nelle sfumature dell’animo a cui hanno accesso in pochi.
Lotta per l’uguaglianza, contro l’errata credenza che “diverso” voglia dire “sbagliato”. E lo fa usando l’unico strumento a sua disposizione: la voce.
Frequenta la Boston University e conduce Letters to Love, un programma radiofonico che ruota attorno all’amore in ogni sua forma, uno spazio in cui le persone non vengono giudicate, ma accompagnate per mano lungo un sentiero fatto di paure e speranze.
Perché lei è stata la prima a sentire il peso del giudizio, a inciampare sui timori e sulla solitudine e a cadere.
Mentre combatteva per riprendersi la sua vita ha lasciato indietro il cuore, ma non sa che presto verrà riempito di una nuova armonia proprio da chi le ha sempre puntato il dito contro: Blake Reyes.
Loro sono voce e silenzio, un cielo ricco di sfumature contro il buio della notte, l’incertezza contro la perseveranza.
Astrid capirà che non si può spiegare a parole qualcosa che solo il silenzio sa svelare e che resistere ai brividi scatenati dalle emozioni è impossibile. E solo allora si concederà di essere di nuovo libera.

Ed eccomi qui, dopo un po’ di tempo, a recensire un libro letto tempo fa.

Ho deciso che era giunta l’ora del terzo libro della serie One more di Trisha Wear che ho trovato decisamente perfetto così come gli altri due precedenti.

I protagonisti di questa storia sono Astrid Evans e Blake Reyes.
Rispettivamente la sorella del protagonista maschile del primo libro, Dexter, e compagno di squadra di quest’ultimo.
Nei libri precedenti Trisha aveva buttato le basi per questa coppia. Si vedeva ( in modo alquanto strano ) l’interesse di Blake per la piccola Astrid. Seppur non abbia mai palesato a nessuno quest’interesse.

Astrid lavora alla radio della sua università, dando voce alle persone che non riescono a dire quello che davvero pensano. Legge le loro lettere e diciamo che questo la stimola a lottare per la diversità di tutti.
Il passato di Astrid è particolare, perché sotto la facciata da brava ragazza c’è una donna che ha sofferto ed ha abusato di droghe.

Quando ad una festa però incontra Blake, il taciturno ex compagno della squadra di Hockey del fratello maggiore, qualcosa inizia a cambiare. I suoi silenzi pian piano abbattono un muro, la corazza che Astrid si era cucita addosso ed in più si scopre che sotto tutto quel silenzio invece c’è un ragazzo che grida.

Come al solito la penna di Trisha è una delle più brillanti sul panorama self italiano anche se continuo a dire che si mangia i dizionari a colazione ( ci sono dei termini che io stessa non conosco, sarò ignorante? boh! può essere! ).

Le sue storie sono una sottile denuncia ai problemi del nostro millennio, conditi da due protagonisti davvero eccezionali.
Blake è un personaggio che di primo acchito non comprendi pienamente, forse anche a causa dei suoi silenzi, però quando il silenzio lascia spazio alla voce, ecco tutto prende un’altra sfumatura.
Astrid è un personaggio “strong”, forse molto di più delle protagoniste precedenti, anche perché ha un disagio che le ha corroso la pelle, ma che l’ha rafforzata e resa più forte ed indipendente alla vita.

Insomma, che dirvi, io vi consiglio di leggere questa serie, perché in ogni libro scoprirete qualcosa di diverso. Un’amore, una passione, un dolore. Tutto scritto in modo perfetto, da una penna perfetta, che continuerò a leggere senza dubbio.

RECENSIONE: Tell me a secret – Ancora una bugia ( One more #2 ) di Trisha Wear

Brianna Aldrin nella sua vita ha sempre fatto un passo indietro. Nascosta sotto una corazza di timori, rischia ogni giorno di vedere il suo sogno andare in frantumi e neanche se ne rende conto.
Frequenta la Brown University, scrive per il giornale universitario e gestisce Tell me a secret, un blog dove gli studenti, protetti da un nickname, le confessano le loro emozioni più recondite.
Wesley Armstrong è un uragano di vitalità e gentilezza. È spensierato e incapace di vivere nella ristrettezza di un’imposizione.
Portiere della squadra di hockey della stessa università, ha una vita piena e un animo tinto da sfumature brillanti.
Lui solare, lei schiva.
Sono le due facce della stessa luna.
Ma tra sfide e provocazioni, tra confessioni e ostacoli, capiranno che non esistono ragioni per ecclissarsi ancora dietro una nuova bugia.

Ed ecco la recensione del secondo libro di Trisha Wear sempre della serie “One More” trovate la recensione del libro precedente qui: Make a difference – Ancora un bacio.

Devo dire che ho amato molto di più questo secondo volume, non perché il primo non mi fosse piaciuto, anzi, ma credo che la coppia di questo libro sia perfetta e complessa.

Ci ritroviamo anni dopo la fine di Make a difference. Questa volta però ci affacciamo nella vita universitaria di Brianna ( migliore amica di Kimberly del libro precedente ) e di Wesley ( ex compagno di squadra e spalla di Dexter ).

Dal primo libro, sappiamo che Wesley ha sempre avuto un debole per la schiva Brianna sin dal liceo e il caso vuole che entrambi siano stati accettati nella stessa università, la Brown.

Brianna, come è giusto che sia, insegue il suo sogno di fare la giornalista, difatti fa parte del giornale universitario e in segreto gestisce un blog chiamato “Tell me a Secret” dove, in modo del tutto anonimo, aiuta altri studenti con consigli e decisioni da prendere.

Wesley invece, è in quell’università con una borsa di studio sportiva, dato che è il portiere della squadra di hockey di questa.

Sono passati anni e Brianna e Wesley, si sono sempre guardati da lontano, un giorno però le loro strade si incrociano e da lì in poi tutto cambia.

Ho trovato questo libro di una maturità diversa dal primo libro.
Se nel volume precedente, i protagonisti erano adolescenti, qui li ritroviamo un po’ più maturi e con pensieri decisamente diversi.

Brianna, all’inizio del libro, la troviamo avvolta in un bozzolo che non la fa emergere e ne tanto meno lei cerca di farlo, quando Wesley con tutta la sua irruenza entra di nuovo nella sua vita, lui aiuterà la ragazza ad uscire dal suo letargo e a mostrare la sua brillantezza.

Il personaggio di Wesley, di primo acchito, può sembrare sopra le righe e vagamente infantile. Ma più si va avanti nella storia e più ci rendiamo conto che quello che traspare è solo una maschera, perché lui è molto di più. E’ un personaggio chiave, un caterpillar, che sfonda con semplicità ( oddio più o meno ) le barriere di Brianna.

Difatti nel suo essere un caos umano, ci si rende conto che in quel caos c’è molta saggezza. Ed è quello che aiuta Brianna ad uscire dal suo bozzolo.

Ho amato la costanza di Wesley. Il suo essere così innamorato di Brianna da anni, tanto da mettersi da parte per non pressarla fino al momento giusto, è stato quello che mi ha fatto apprezzare questo personaggio.

Questo libro, parla di crescita personale, di un amore che sboccia lento, di due personaggi complessi e appassionati. Insomma, l’ho amato. In più tutto è scritto in maniera sublime da Trisha, che con la sua penna riesce a renderti parte integrante del racconto.

Chiaramente, sono in attesa del terzo libro, che so già su chi sarà incentrato ( dato che all’interno del libro stesso se ne percepisce l’odore ), quindi io attendo di leggerlo.

In conclusione, se cercate un libro che è capace di farvi sognare e innamorare, questo è quello che fa per voi.

RECENSIONE: Make a difference – Ancora un bacio (One more, #1) di Trisha Wear

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Kimberly Thompson ha un solo obiettivo nella vita: diventare una brava giornalista.
Con l’inizio dell’ultimo anno scolastico e la promozione a caporedattrice del Make a Difference il traguardo sembra sempre più vicino finché, a causa di un articolo in cui denuncia una falla nel sistema di distribuzione dei fondi della scuola, si ritrova a vivere uno dei suoi peggiori incubi.
Costretta dal preside a rivedere le sue opinioni, Kimberly viene catapultata in un mondo dal quale si è sempre tenuta alla larga: l’hockey.
Ad aspettarla alle porte del suo inferno personale trova Dexter Evans, il leader dell’Arlington, disposto a tutto pur di impedirle di intralciare la scalata della sua squadra nella classifica della Middlesex League.
L’Arlington e il suo capitano non hanno la minima intenzione di perdonarle l’affronto subito, ma Kimberly non ci pensa nemmeno a chiedere scusa per essersi scagliata contro i privilegi di cui godono i giocatori di hockey nel loro liceo.

Dexter è un maremoto indomito, uno tsunami impetuoso da cui Kimberly cerca di mettersi in salvo ancorandosi alla sua determinazione.

Kimberly è un uragano di pedanteria, un vortice di parole al vetriolo da cui Dexter si fa scudo con la sua arroganza.

Ma tra scontri aperti e confessioni rubate scopriranno che sotto strati e strati di presunzione esiste una ragione diversa, molto più spietata.

Quella del cuore.

recensione

Nuova recensione, nuova collaborazione.

Questo è il classico libro a scatola chiusa. Non conoscevo l’autrice prima di questo libro ( anche perché è la sua opera prima ), ma conosco bene la sua editor, che aiuta molte autrici a far uscire dei perfetti capolavori.

E quindi, quando mi è stato proposto di leggere questa storia e sapendo chi era l’editor, mi sono fiondata a pesce bollito.

Questo Young Adult con una sfumatura di Sport romance, mi ha colpita molto. Sia per la storia un po’ Hate/Love, sia per la scrittura della sua autrice. Fluida e complessa allo stesso tempo.

La storia parla delle vicende di Kimberly, caporedattrice della Arlington High il “Make a difference” e Dexter, capitano della squadra di Hockey.

Kimberly, scrive un editoriale, dove spiega come la scuola ed il suo preside, preferiscano agevolare ( e quindi spendere i soldi ) sulla squadra di Hockey anziché aiutare gli altri gruppi studenteschi in attività come il teatro, la musica e l’arte. Difatti, proprio a causa di questo, molti club sono stati chiusi in favore della squadra.

Questo però porterà la nostra protagonista ad una punizione da parte del preside, ovvero, dovrà seguire la squadra ovunque e scrivere di Hockey fino alla fine dell’anno.

Seppur all’inizio cerchi in tutti i modi di svincolarsi da questa decisione, purtroppo, Dexter Evans non glielo permette, insinuandosi nella sua vita con la forza solo per “controllarla” e per non farle fare passi falsi.

Da quel momento in poi, tra i due si instaurerà un amore/odio che durerà per quasi tutto il libro, ma che permetterà ad entrambi di abbattere le loro barriere e di essere migliori per se stessi.

Da un paio di anni a questa parte ( anche a causa dell’età ) ho difficoltà ad approcciarmi agli Young. Sarà che non riesco più ad immedesimarmi nei protagonisti, che sono troppo giovani e le scelte che fanno forse io non le prenderei mai.

C’è da dire che però questo libro mi è piaciuto, forse perché la protagonista, Kimberly, è una ragazza più matura della sua età. Una che ha dovuto prendersi con le unghie e con i denti tutto a causa di eventi spiacevoli della sua vita. Il linguaggio forbito della giovane protagonista ci fa comprendere subito il suo carattere e la consacra ( per me ) all’olimpo delle “Joey Potter” mancate. In più mi domando dove metta tutta la cioccolata che mangia, vorrei avere un metabolismo come il suo.

Dexter è il classico, bello che si presenta come “stupido” ma che proprio scemo non è. Insomma il classico bello che non “abball” ma che poi dopo scopri che è tutta finzione, perché sotto all’imbracatura da sportivo c’è un ragazzo sensibile e che riesce a scalfire il muro della nostra protagonista, seppur lo debba picconare.

Certo, verso la fine del libro, avrei voluto prendere Kimberly e dirle: “Sorella, oh! arripigliati”, però alla fine “l’arripiglio” arriva ed è lei che deve rincorrere lui ( amen! ).

Come dicevo, la scrittura è così lineare, che le trecentosessanta pagine scorrono veloci.
Il finale è autoconclusivo, ma rimani con quel punto interrogativo che ti fa venire voglia di leggere il seguito o almeno le altre storie che compongono la serie.

Insomma, io lo consiglio davvero tanto.

voto5